l ritorno degli shooter 2D
Arriva anche su Xbox Live Arcade lo sparatutto vintage di Brain Slap Studios.
Hexodius è l'ennesimo frutto del lavoro di un studio di
programmazione indipendente. In particolare, i Brain Slap Studios si
sono formati a Lione grazie al contributo di tre sviluppatori che hanno
deciso di mettersi in proprio e seguire l'onda indie che sta
letteralmente travolgendo il mondo del videogiochi. Dopo l'uscita estiva
di Hexodius in esclusiva PC, arriva il momento dell'affermazione di
questo sparatutto 2D sui server di Xbox Live Arcade. Saranno riusciti
questi studi indie a scalfire il nostro cuore di inguaribili
appassionati di vintage, o si tratta dell'ennesimo tentativo di far
colpo destinato a fallire? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Non mancano attività collaterali che è possibile svolgere per avere dei bonus, come trovare uno scanner che permetta di capire quali sono i livelli chiave della mappa per sbloccare più esagoni. Ma la base del gameplay resta comunque quella delle missioni: sconfiggere i nemici, resistere a ondate infinite, distruggere generatori, proteggere robot. Si tratta di attività interessanti, che alla lunga possono però diventare piuttosto ripetitive. Alla fine di ogni mappa, ovvero di ogni sistema di esagoni, è il momento dell'immancabile boss, un piccolo scoglio per archiviare il nostro gioco dell'oca e passare al livello successivo. Il sistema di base non è così complesso e potrebbe anche risultare vincente, ma il problema vero e proprio è che i programmatori hanno tirato in ballo un numero non ben precisato di citazioni e tentativi di emulazione, ondeggiando troppo spesso tra passato e presente. Non si riesce, insomma, a capire fino in fondo quale sia l'anima del titolo: ci troviamo infatti davanti a numerose ondate di nemici, come nei titoli più famosi del passato, ma anche davanti a un gioco che ci permette di personalizzare l'astronave in maniera molto precisa.
Da qui è facile capire come i nemici, veri e propri protagonisti delle varie missioni, rappresentino un ulteriore elemento distintivo non solo in virtù della loro varietà – è possibile incontrare semplici dischi volanti, ma anche vermoni o strani veicoli indistruttibili e con un solo punto debole, in genere la testa o la coda – ma anche sulla base delle strane e varie armi di cui dispongono. Le armi sono un altro elemento caratteristico del gioco, punto nevralgico del divertimento offerto da Hexodius: sono numerose e di vario tipo, tra cui le più divertenti, come lanciafiamme o lanciarazzi, e le più tecniche, come onde elettromagnetiche o torrette a tempo in stile Call of Duty. In questo senso è importantissimo raccogliere tutto ciò che i nemici sconfitti lasciano a terra. Nella maggior parte dei casi, infatti, è possibile raccogliere bottiglie verdastre che nel livello successivo risulteranno moneta utile per sbloccare armi extra molto divertenti ed efficaci.
La difficoltà del gioco è molto bassa, soprattutto nel primo mondo, e molto spesso superare le missioni è davvero una passeggiata di salute. A livello artistico non c'è nulla di retro, o quanto meno nulla che possa suscitare l'attenzione di giocatori che siano appassionati dei titoli che Brain Slap cerca di richiamare alla memoria. Anche il sonoro, affatto curato, è costellato da musiche anonime e decisamente poco ispirate. Come spesso accade, quando si cerca di saltare sul carro dei vincitori emulando troppi elementi di valore, si finisce con lo scivolare e rompersi i denti.
Input, input... Troppi input
Hexodius è uno sparatutto 2D, un interessante progetto che tenta di riportare alla memoria dei giocatori più nostalgici titoli come Xevious o Geometry Wars. Il gioco è stato diviso in maniera molto semplice in due sezioni ben precise: le modalità Arcade e Storia. La prima è la classica sfida nella quale affrontare varie arene senza troppo impegno, mentre la modalità Storia porta il giocatore sull'astronave principale, in bilico in una mappa composta da esagoni, dove ogni esagono corrisponde a una missione. Sarà necessario sbloccare ogni missione per poter rendere accessibili gli esagoni successivi e, sebbene non ci sia nessuna intenzione strategica, è importante affrontare tutti gli stage per ottenere crediti da usare nei negozi per acquistare item e potenziamenti. Ogni esagono/missione ha funzioni diverse, di cui è possibile usufruire al termine del livello, ad esempio il Checkpoint per salvare la partita e così via.Non mancano attività collaterali che è possibile svolgere per avere dei bonus, come trovare uno scanner che permetta di capire quali sono i livelli chiave della mappa per sbloccare più esagoni. Ma la base del gameplay resta comunque quella delle missioni: sconfiggere i nemici, resistere a ondate infinite, distruggere generatori, proteggere robot. Si tratta di attività interessanti, che alla lunga possono però diventare piuttosto ripetitive. Alla fine di ogni mappa, ovvero di ogni sistema di esagoni, è il momento dell'immancabile boss, un piccolo scoglio per archiviare il nostro gioco dell'oca e passare al livello successivo. Il sistema di base non è così complesso e potrebbe anche risultare vincente, ma il problema vero e proprio è che i programmatori hanno tirato in ballo un numero non ben precisato di citazioni e tentativi di emulazione, ondeggiando troppo spesso tra passato e presente. Non si riesce, insomma, a capire fino in fondo quale sia l'anima del titolo: ci troviamo infatti davanti a numerose ondate di nemici, come nei titoli più famosi del passato, ma anche davanti a un gioco che ci permette di personalizzare l'astronave in maniera molto precisa.
Mission Accomplished
Passiamo ora ad analizzare gli obiettivi principali delle varie missioni e le loro peculiarità. A parte le missioni bonus a cui abbiamo accennato poco fa, tutte gli esagoni standard ci conducono in un'arena rettangolare in cui affrontare nemici e sfide di vario tipo. In ogni mappa ci sono elementi variabili, tra bocchettoni capaci di sputare ondate di nemici, terminali che robot alleati devono hackare, etc. Quello che salva Hexodius dalla ripetitività delle missioni è un elemento che ricorda, senza troppi giri di parole, Super Mario: ogni mondo è associato a un elemento, il ché significa che le missioni dei vari “mondi” sono caratterizzate da elementi di base che contraddistinguono tutti i livelli di quel settore. In uno stage particolare dedicato al fuoco, i nemici sono sputati da pozzi incandescenti e lasciano alle loro spalle scie infuocate. Tutto questo contribuisce a spezzare la monotonia e la ripetitività in cui un titolo come Hexodius può incorrere, soprattutto partendo da una base di semplicità come questa.Da qui è facile capire come i nemici, veri e propri protagonisti delle varie missioni, rappresentino un ulteriore elemento distintivo non solo in virtù della loro varietà – è possibile incontrare semplici dischi volanti, ma anche vermoni o strani veicoli indistruttibili e con un solo punto debole, in genere la testa o la coda – ma anche sulla base delle strane e varie armi di cui dispongono. Le armi sono un altro elemento caratteristico del gioco, punto nevralgico del divertimento offerto da Hexodius: sono numerose e di vario tipo, tra cui le più divertenti, come lanciafiamme o lanciarazzi, e le più tecniche, come onde elettromagnetiche o torrette a tempo in stile Call of Duty. In questo senso è importantissimo raccogliere tutto ciò che i nemici sconfitti lasciano a terra. Nella maggior parte dei casi, infatti, è possibile raccogliere bottiglie verdastre che nel livello successivo risulteranno moneta utile per sbloccare armi extra molto divertenti ed efficaci.
TRA VINTAGE E FERRIVECCHI
La linea tra il vintage e il ferrivecchi è sottile e irregolare. Non è facile destreggiarsi in un mercato in cui il vintage rappresenta ormai una fetta di mercato quasi pari al mainstream. Eppure ci provano in molti, non ultimi i tre sviluppatori francesi di Brain Slap. Ma Hexodius è più un minigioco che un titolo vero e proprio, questo non solo a causa di un ripetitività che, seppure con grande impegno, non viene evitata del tutto, ma anche per una semplicità che lascia un po' atterriti.La difficoltà del gioco è molto bassa, soprattutto nel primo mondo, e molto spesso superare le missioni è davvero una passeggiata di salute. A livello artistico non c'è nulla di retro, o quanto meno nulla che possa suscitare l'attenzione di giocatori che siano appassionati dei titoli che Brain Slap cerca di richiamare alla memoria. Anche il sonoro, affatto curato, è costellato da musiche anonime e decisamente poco ispirate. Come spesso accade, quando si cerca di saltare sul carro dei vincitori emulando troppi elementi di valore, si finisce con lo scivolare e rompersi i denti.